09 agosto 2006

Per il Partito Democratico dell'Ulivo

Con la vittoria dell'Unione alle elezioni politiche del 9 e 10 aprile, l'elezione di Presidente della Repubblica e la formazione del Governo Prodi si è aperta finalmente una nuova fase della vita politica italiana che speriamo possa contribuire all'unità e al rilancio dell'Italia e dell'Europa.
Visti i rapporti di forza tra le coalizioni di centrodestra e centrosinistra, la tenuta del Governo Prodi dipende innanzitutto dalla sua capacità di dare risposte concrete al paese per il rilancio dell'economia e per portare a conclusione la lunga transizione istituzionale.
Ma non tutto dipende dal Governo. Da più parti si sottolinea la necessità di completare la trasformazione del sistema politico italiano avviata negli anni '90, attraverso la nascita di un nuovo partito democratico che raccolga l’esperienza dell’Ulivo e le diverse forze che in questi anni si sono misurate con l'esigenza del cambiamento del sistema politico italiano.
La spinta verso un nuovo partito unitario viene innanzitutto dai partiti, DS e Margherita, che si sono presentati insieme alle ultime elezioni politiche e amministrative ed hanno formato gruppi unitari alla Camera e al Senato.
Una seconda spinta molto forte proviene dai territori e trova sbocco nella volontà di molti amministratori locali di accelerare il processo di formazione della nuova forza politica, come logico sbocco unitario dei percorsi avviati in molte elezioni amministrative e nelle diverse esperienze di governo comunale, provinciale e regionale.
Un'ulteriore spinta proviene da tutti coloro (uomini e donne, giovani, adulti e anziani, cittadini, gruppi, associazioni) che, in questi anni, hanno costantemente appoggiato la scelta ulivista, di fronte alle continue oscillazioni dei partiti, e sono stati i protagonisti della scelta di Romano Prodi come candidato dell'Unione, attraverso la straordinaria esperienza di partecipazione democratica delle “primarie”.
Date queste premesse, è evidente che il nuovo soggetto politico, assumendo una forma aperta di tipo federativo, debba configurarsi come un partito nuovo: il Partito Democratico dell'Ulivo.
La costruzione del PDU è un passaggio ambizioso che non può essere gestito solo dall’alto, attraverso la sommatoria dei gruppi dirigenti dei DS e della Margherita.
Occorre affiancare alle scelte politiche dei grandi partiti nazionali un processo “bottom up”, che favorisca una consapevolezza diffusa di questo passaggio storico, attraverso la costituzione nel territorio, nelle città, almeno in ogni provincia, di comitati promotori del nuovo soggetto politico che riuniscano le diverse forze in campo: i partiti, gli eletti dei vari livelli istituzionali, tutti i cittadini e i gruppi che si riconoscono in questo processo costituente.
La scelta di un modello federativo per il nuovo partito non è solo una soluzione empirica per comporre le diverse spinte che oggi ci sono alla costituzione del nuovo soggetto politico, ma ha una profonda giustificazione storica.
I partiti del '900 hanno avuto la funzione di allargare le basi democratiche degli Stati nazionali, attraverso la progressiva inclusione nel processo decisionale di uomini e donne che prima ne erano esclusi: si ponevano come parte rispetto ad un contesto statuale definito.
Oggi, invece, sembra venire meno proprio il contesto statuale di riferimento, progressivamente svuotato da processi di globalizzazione e localizzazione e dall'emergere di poteri che pongono in discussione la stessa democrazia.
La sfida non è più quella della democratizzazione degli Stati nazionali, ma quella della costituzione di un nuovo contesto istituzionale democratico, gli Stati Uniti d'Europa, attraverso una Costituzione europea che superi le ambiguità del trattato costituzionale bocciato dai francesi e dagli olandesi, facendo chiaramente la scelta dell’Europa come federazione di popoli che si articola in una pluralità di istituzioni democratiche e non come semplice confederazione di governi.
Se questa è la sfida che abbiamo di fronte, non c'è bisogno di un Partito che evidenzi la propria identità ideologica, ma di un Partito che anticipi il processo federativo europeo, unendo a livello nazionale e a livello europeo quanti si riconoscono nell'obiettivo di un Europa federale e democratica, che sappia affrontare e governare insieme i problemi che oggi hanno ormai una dimensione planetaria.
Da queste considerazioni discendono anche i tempi di costituzione della nuova forza politica: il processo costituente dovrà concludersi nei prossimi 2 anni, per presentare il PDU alle elezioni europee del 2009, come componente italiana di una grande coalizione politica europea, che riunisca tutte le forze che hanno l'obiettivo degli Stati Uniti d'Europa.
In questo aggancio al processo costituente europeo il ruolo dei partiti nazionali si trasforma profondamente e va oltre la ormai esaurita funzione nazionale. Le grandi famiglie politiche (socialista, popolare, liberale, ambientalista) dovranno definire percorsi comuni per condividere scelte politiche e ricollocarsi nella loro funzione di soggetti costitutivi della “Giovine Europa”, una nuova realtà costituzionale che poggi sui profondi valori della nostra storia comune: la pace, l’umanesimo, lo spirito civico e democratico, la “res publica”.